- Alesio Piccioni
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- Tags: raphael chopin, beaujolais
Il mio ultimo viaggio in Borgogna è stato molto prolifico, ho trovato delle bellissime amicizie con le quali condividerlo e delle magnifiche realtà, meno blasonate, ma di grande spessore. Una volta arrivati a Lione ci siamo diretti nel Beaujolais e per intercessione di amicizie comuni siamo arrivati a Lantignié presso la cantina del talentuoso e gentilissimo Raphaël Chopin, uno dei più concreti Garagistes del Beaujolais.
Ho assaggiato tutta la gamma prodotta da Raphaël dai circa 4,5ha tra Morgon, Regnié e Beaujolais-Village, da viti anche molto vecchie. Possiede un pezzo di vigneto proprio fuori casa sua con piante del 1905 e devo dire di aver sentito vini freschi, vibranti, pulitissimi e mai banali. Chiaramente il lavoro è incentrato sul Gamay che viene vinificato ad acino intero, con una sorta di macerazione semicarbonica, poi affinato in cemento e legno. Ne risultano vini dalla beva compulsiva, con un naso suadente che è una vera esplosione di frutta!
Abbiamo selezionato per l'importazione alcune etichette davvero degne di nota.
• “La Ronze”, un Regnié, fatto con uve Gamay, vinificate a grappolo intero con soli lieviti indigeni e affinate in acciaio. Il risultato è un vino fresco e fragrante che vi stupirà per il suo frutto croccante. Vi consiglio di berlo fresco intorno ai 12/14°.
• “Les Charmes”, un Morgon di rara freschezza, sempre da uve 100% Gamay, vinificate in cemento con lieviti indigeni. Sottile e rinfrescante con i suoi sentori molto netti di frutti rossi maturi.
• “Archambault” è un Morgon che viene vinificato in cemento per poi affinare in legno: qui si va a sommare la sensazione di frutto alla struttura data dall’affinamento in legno. Vi consiglierei di berlo con una carne gustosa, anche di maiale.
• “Gaïa”, un interessante quanto particolare Gamaret, vitigno di origine Svizzera che per me era sconosciuto, ma con il quale ho da subito trovato un buon feeling.
Vini a dir poco meravigliosi quelli di Raphaël, che si lasciano apprezzare dal primo all’ultimo sorso: sbarazzini, ma complessi, dalla beva semplice, ma mai banali.

