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I VINI BIANCHI
Quella dei vini bianchi è una categoria molto affascinante e variegata, sia per i colori che vanno dal paglierino fino all’ambrato degli “Orange Wine”. Sostanzialmente si possono ottenere vini bianchi da uve bianche ma anche da uve rosse a polpa incolore, appartiene a quest’ultimo caso ad esempio il Pinot Grigio e il Pinot Nero con cui si fanno le basi spumante. Durante la lavorazione, generalmente viene eliminata la buccia, facendo la classica Vinificazione in bianco, anche se sono sempre più diffusi vini ottenuti da uve bianche ma con una macerazione sulle bucce, gli Orange Wine sono ottenuti così. La versatilità di questi vini è incredibile, si va dai classici bianchi da pesce, esili e gentili, a bianchi di grandissima struttura, molto longevi e con possibilità di abbinamento inaspettate. Sarà un piacere guidarvi nella scelta.
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La vinificazione di questo bianco è eseguita in serbatoi di acciaio inox, dove il vino è lasciato a contatto con i lieviti (fecce fini) fino poco prima dell’imbottigliamento. Il risultato è un vino estremamente fresco, con la tipica nota di pietra focaia dei terreni vulcanici. Il vigneto si trova a Tremenalto, sulle colline settentrionali del Soave, nel comune di Monteforte d’Alpone.
Cantaloro è il vino di Avignonesi ideale per tutti i giorni ed è disponibile in bianco, rosato e rosso. I vini sono fruttati, facili da bere ed accessibili.
Il Bianco, in particolare, ricorda quasi una brezza estiva.
Il Delyus è il vino che anni fa la proprietaria dedicò al padre Delio e anche l’etichetta lo celebra con la pianta della mandragora, da sempre pianta mistica: nel linguaggio dei fiori indica furore, delirio, ma anche rarità.
Vino di un giallo paglierino luminoso, ricordi di zucchero, fiori bianchi e confetto. In bocca spicca per il sale e per la freschezza dell’acidità.
L’etimologia del suo nome si ispira a un’epoca lontana in cui, nelle proprietà di ricchi possidenti romani a Matelica, si attestava la presenza di “terre vignate“, dedicate cioè alla coltivazione della vite. Terravignata si caratterizza per la sua verticalità, sostenuta da una nota acida e dalla freschezza di un vino giovane: le uve, che consentono di ottenere questo risultato, provengono infatti da un vigneto esposto a Ovest e sono raccolte a un grado di maturazione non elevato.
Il nome del vino si riferisce alla posizione del vigneto, al IX Miglio della Via Appia Antica ed è la perfetta espressione del terroir, connubio dei tre vitigni autoctoni: Malvasia Puntinata, Bombino Bianco e Malvasia di Candia.
L’anno del debutto de I Germogli è stato il 1982 ed è stata la grande novità dell’Oltrepò Pavese, diventando subito un classico della ristorazione.
La potatura secca a Guyot per questo vino viene eseguita a partire da gennaio, mantenendo un numero di 8-9 gemme per ceppo. Da maggio, con la scacchiatura e la spollonatura vengono eliminati i germogli superflui e legati quelli principali; sono operazioni basilari per mantenere un buon equilibrio vegetativo e produttivo della pianta. A fine luglio, dopo l’invaiatura, viene eseguito il primo diradamento dell’uva per distribuire al meglio la produzione della vite sui tralci più vicini al ceppo e per evitare che si creino affastellamenti di grappoli; il diradamento dei grappoli, che favorisce una migliore maturazione dell’uva, permette di avere una maggior concentrazione di sostanze zuccherine ed aromatiche oltre che una migliore sanità del prodotto. Un secondo diradamento di rifinitura viene effettuato a metà agosto, poco prima della maturazione.
Da oltre 15 anni l’azienda pratica l’inerbimento dei vigneti per creare un più equilibrato rapporto chioma-radice della vite e per salvaguardare gli insetti utili al vigneto; per lo stesso motivo vengono utilizzati antiparassitari a basso impatto ambientale ed evitato l’utilizzo di diserbanti chimici.
È questo il tipico vino che definiamo piacevole: fresco, sapido, con profumi floreali e agrumati, corpo leggero e finale ammandorlato, ottimo per la tavola di tutti i giorni o per un aperitivo rilassato, per un cinese da asporto o una pizza presa all’ultimo minuto. Dobbiamo apprezzare la facilità di beva e la naturalezza con cui il Müller Thurgau ci incanta prima di svanire dal palato.
L’etimologia del suo nome riprende un’indicazione geografica, designando un’antica zona della città di Matelica. Petrara si presenta come un vino evoluto, con una maturazione importante; il vigneto da cui proviene è orientato a Sud e gode quindi di una maggiore esposizione alla luce del sole. Da uve Verdicchio 100%, viene affinato 6 mesi in acciaio e successivamente in bottiglia.
Il progetto di recupero dell’abbazia di Propezzano nasce nel 2011, quando Paolo de Strasser inizia ad occuparsi dell’Azienda, con la ferma intenzione di riattivare le cantine dell’abbazia per produrvi vini tradizionali da uve autoctone, iniziando a lavorare su una piccola porzione di vigneto.
Nel 2012 vengono prodotti i primi due vini da uve autoctone, Passerina e Pecorino: questo, in particolare, è un bianco dall’indole fragrante, ricco di agrumi e impreziosito da sottili venature aromatiche e ammandorlate. Per un bell’aperitivo tra amici, quando magari si cerca qualcosa di diverso dalle classiche e solite bollicine, potrà offrirvi una bella alternativa, informale e giovanile certamente, ma allo stesso tempo di alto livello qualitativo. È un Pecorino da non sottovalutare!
Il progetto di recupero dell’abbazia di Propezzano nasce nel 2011, quando Paolo de Strasser inizia ad occuparsi dell’Azienda, con la ferma intenzione di riattivare le cantine dell’abbazia per produrvi vini tradizionali da uve autoctone, iniziando a lavorare su una piccola porzione di vigneto.
Nel 2012 vengono prodotti i primi due vini da uve autoctone, Passerina e Pecorino: questo, in particolare, è un bianco giovane e informale, scattante e gradevole, da stappare per le occasioni più conviviali e perfetto da bere durante un bell’aperitivo estivo tra amici.
Il progetto di recupero dell’abbazia di Propezzano nasce nel 2011, quando Paolo de Strasser inizia ad occuparsi dell’Azienda, con la ferma intenzione di riattivare le cantine dell’abbazia per produrvi vini tradizionali da uve autoctone, iniziando a lavorare su una piccola porzione di vigneto.
In Abruzzo, il Trebbiano è una tra le varietà vitate più rappresentative, capace di regalare frutti corposi e consistenti: il TAB è un Trebbiano lavorato esclusivamente in acciaio, che esalta al sorso i tratti tipici di uva e territorio.
Lireos è un’azienda in conversione Bio. Questo è un Garganega in purezza da viticoltura responsabile, fermentazione spontanea in acciaio e nessuna filtrazione: divertente, fresco, ci lascia una beva immediata quasi disarmante!
Il progetto di recupero dell’abbazia di Propezzano nasce nel 2011, quando Paolo de Strasser inizia ad occuparsi dell’Azienda, con la ferma intenzione di riattivare le cantine dell’abbazia per produrvi vini tradizionali da uve autoctone, iniziando a lavorare su una piccola porzione di vigneto.
Nel 2012 vengono prodotti i primi due vini da uve autoctone, Passerina e Pecorino: questo, in particolare, è un bianco giovane e informale, scattante e gradevole, da stappare per le occasioni più conviviali e perfetto da bere durante un bell’aperitivo estivo tra amici.
Un grande errore sarebbe quello di considerare questo come un vino “base”, poiché questa versione di Verdicchio è tutt’altro che banale: un vino preciso e puntuale, che esalta in meglio le pregevoli caratteristiche di questo vitigno, fruttato e con le caratteristiche note di mandorla e anice. Vinificato in cemento con uso esclusivo di lieviti indigeni.
Una storia secolare quella che unisce i territori del Reno in Germania a quelli dell’Oltrepò Pavese. Una volta vendemmiate, le uve perfettamente mature vengono immediatamente pressate e il mosto che ne deriva viene subito messo in ambiente inerte, così da preservare i profumi e non cedere ad ossidazioni.
Il vino che nasce è buono da subito, per le sue note di freschezza e fragranza, ma non disdegna qualche anno di affinamento in bottiglia.
Da oltre 15 anni Eraldo Dentici e suo padre portano avanti una lunga tradizione viticola tramandata di generazione in generazione, lavorando con cura la terra dei lori padri. L’impegno quotidiano nelle lavorazioni e la passione per la viticoltura hanno permesso di realizzare il loro sogno: creare una piccola cantina dove il tempo si è fermato e le tradizioni passate si mescolano sapientemente con l’innovazione tecnologica.
La Nosiola (detta anche Groppello bianco) forse rappresenta al meglio i vini del Trentino: è un’antica varietà autoctona che probabilmente prende il nome dalla parola “nocciola”, in riferimento ai suoi caratteristici aromi. Il padre di Alessandro è stato il primo ad imbottigliare Nosiola in purezza. La bassa resa per ceppo consente una leggera macerazione con fermentazioni sia in acciaio, sia in legno.
Questo vino proviene da un piccolo vigneto in altitudine sulle pendici del Monte Calvarina, un vulcano inattivo nella zona del Soave Classico settentrionale. Note di mineralità – caratteristiche di questi terreni – si ritrovano perciò nella degustazione e si mescolano a sentori fruttati di scorze d’agrumi, che ne esaltano il corpo.
Il Bianco dei Neri è un vino bianco dal colore giallo paglierino, caratterizzato da un bouquet intenso, con aromi agrumati e note floreali. All’assaggio risulta equilibrato, di buona struttura, piacevolmente persistente.
Questo vino viene vinificato in macerazione a freddo con le bucce per 12 ore, in modo da conferire struttura; dopo una pigiatura molto soffice, il mosto che ne deriva viene lasciato decantare naturalmente.
La fermentazione avviene in acciaio così come il successivo affinamento sulle fecce fini.
Vermentino da vigne giovani su terreno di disfacimento granitico. Roberto Pusole scommette con questo vino su una varietà che può essere grande testimone del territorio e del suolo.
Questo vino nasce da una viticoltura biodinamica, e si dimostra essere un bianco beverino e di piena gradevolezza: è il Gavi che interpreta la tradizione del territorio e che identifica la tipicità del vitigno Cortese da cui proviene.
Il Gavi della cantina La Raia fermenta in acciaio, dove successivamente matura sui propri lieviti dai tre ai quattro mesi. Fresco, giovane e di pronta beva, è eclettico negli abbinamenti culinari e ottimo anche come aperitivo.
Il Friulano, un tempo conosciuto con il nome di Tocai, prima che la legislazione europea vietasse l’uso di questa denominazione, è uno dei vini più tipici e tradizionali del Friuli. La versione di Specogna spicca per intensità aromatica e personalità.