Il Sagrantino, uva coltivata da secoli nelle colline intorno a Montefalco, viene considerato autoctono. Ci sono molte ipotesi sulla sua origine: alcuni lo ritengono di provenienza spagnola, altri credono sia stato importato dai primi frati francescani, altri ancora credono sia stato introdotto in Italia dai Saraceni. Vino simbolo di Montefalco e dei colli limitrofi, è l’essenza di queste terre, di chi le lavora e delle loro tradizioni più antiche. Realizzato al 100% con l’uva che gli dà il nome, ha straordinaria complessità, potenza e longevità. Proprio per questo ha bisogno di maturare in cantina e invecchiare in bottiglia per esprimere al massimo il suo carattere unico. La zona di produzione della denominazione Montefalco Sagrantino DOCG, nato nel 1992, comprende il territorio dei comuni di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria. Dall’uva Sagrantino si ottiene anche il tradizionale passito. I grappoli vengono scelti accuratamente e messi ad essiccare sui graticci per almeno 2 mesi; quindi si vinifica facendo fermentare il mosto con le bucce. Il vino che si ottiene è molto particolare perché, pur essendo dolce, rimane piuttosto asciutto Viene sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 33 mesi, di cui, per la sola tipologia Secco, almeno dodici mesi in botti di rovere di qualsiasi dimensione. Per la versione Passito viene ammessa, oltre all’appassimento naturale, la pratica del controllo dell’umidità. È comunque vietato il ricorso al riscaldamento.
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Il nome di questo straordinario passito deriva dalla piccola fonte del 1650 che si trova nel podere della famiglia Cocco.
Uno dei Sagrantini più interessanti del territorio umbro, deve il suo nome alla fonte che tutt'ora si trova ai piedi della vigna di Sagrantino all'interno del podere dei Cocco, sin dal 1650.